Daniele Picciuti, nasce a Roma e si muove come scrittore nei mondi della fantasia e dell’horror.
Cosa puoi dirci della tua passione per la scrittura?
Come per molti miei colleghi, la passione è nata molto giovane. Ricordo che avevo una vecchia Olivetti in casa, una macchina da scrivere che faceva un gran baccano ogni volta che pigiavo un tasto. I vicini del piano di sotto di lamentavano perché scrivevo anche di notte e il rumore si ripercuoteva attraverso il pavimento fino in casa loro. Ma non sono riusciti a farmi desistere dall’inventare storie e metterle su carta. E così eccomi qua.
Sei sempre stato attratto dal genere fantasy, penso ai tuoi racconti Il lato oscuro e I cancelli del buio…
Hai citato due racconti con cui arrivai in finale al vecchio Premio Courmayeur. Il secondo mi ispirò poi il romanzo I lupi della bruma. Da buon giocatore – e anche master – di giochi di ruolo, il fantasy ha sempre avuto su di me un’influenza particolare. Cosa c’è di meglio che impersonare un guerriero e infilzare i nemici come spiedini? Avevo giocato così tante avventure, all’epoca, che metterne qualcuna su carta fu un processo quasi fisiologico.
Ne Il sangue delle tenebre unisci vampiri e horror, una tematica molto in voga in questo periodo. Dove hai preso spunto per quest’opera e cosa ne pensi dei moderni vampiri?
Ricordo che avevo voglia di scrivere un racconto di vampiri. All’epoca non erano ancora una moda per adolescenti come oggi – parliamo del 2000 – e scriverne risultò una mossa vincente. Arrivai quinto con quell’opera e, ancora oggi, rileggendola ho una certa nostalgia. La storia era di una complessità che, in seguito, avrei giudicato cervellotica. Però credo fosse intrigante. A pensarci bene, non ho smesso di scrivere di vampiri. Nel 2009 sono giunto in finale al Premio Vamp con il racconto In fondo al fiume (poi pubblicato nella raccolta horror I Racconti del Sangue e dell’Acqua, nel 2011). Un altro mio lavoro – Caccia senza tempo – è stato pubblicato l’anno scorso sul terzo numero della rivista Altrisogni. Il mese scorso, Nella sete e nel pianto – storia di angeli e zombie in cui appare un personaggio a metà tra il Nephilim e il vampiro – è apparsa sulla rivista Writers Magazine Italia. Il segreto sta nel parlare di vampiri in un modo che sia originale.
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I racconti del sangue e dell’acqua, libro edito da Bel.Ami, come mai questo titolo e come nasce l’idea di quest’opera?
Questo libro racchiude molti dei miei successi letterari e alcuni inediti. Ma sono storie che non ho scelto a caso. Intendevo dare all’antologia un aspetto ben preciso. Volevo che non fosse solo una raccolta, ma un progetto. Che parlasse al lettore in modo inequivocabile. Nello specifico, ho utilizzato gli elementi che danno la vita – sangue e acqua, appunto – per parlare di morte, paura, orrore. Il sangue come manifestazione del dolore, l’acqua come elemento di mistero. Inoltre, tutte le storie sono ambientate in Italia, cosa che rende i racconti e i personaggi più vicini a chi legge, o almeno dovrebbe nelle intenzioni.
Dirigi la rivista Knife di Nero Cafè, cosa puoi dirci di questa attività?
Knife è un po’ l’orgoglio di noi tutti della redazione di Nero Cafè. Si occupa di letteratura di genere. Giallo, noir, thriller, horror, weird. Sfioriamo il fantastico ma ci occupiamo quasi esclusivamente del suo lato oscuro. Ci piace dire che trattiamo “tutto ciò che è nero”. Non solo letteratura, comunque. Parliamo anche di cinema, con particolare riguardo a quello italiano indipendente, e ancora teatro, poesia, musica persino. E poi mistero. Abbiamo avuto ospiti illustri sulla rivista, come Joe Lansdale, Carlo Lucarelli, Roberto Costantini, Danilo Arona, Marcello Simoni, Barbara Baraldi, Marilù Oliva e altri ancora. Sui prossimi numeri avremo altri ospiti importanti, sia italiani che internazionali. Sul prossimo numero in uscita, ad esempio, leggerete l’intervista a Kim Paffenroth, autore di Exilium, il prossimo libro che pubblicheremo sotto il marchio Nero Press. Se non avete idea di come si possano conciliare Dante Alighieri e un’orda di zombie, ma siete curiosi, vi invito a leggerlo. Resterete sorpresi.
Quali sono le tue letture più assidue?
Una volta avrei detto Lansdale, King, Straub, Koontz. Oggi devo invece confessare che leggo quasi esclusivamente per lavoro – e non per piacere – poiché curo per Knife e per Nero Cafè la rubrica di recensioni Il Terzo Occhio, che mi impone letture ben precise, anche quando me le risparmierei volentieri.
Visto il tuo amore per i cani, hai mai pensato di scrivere un libro fantasy dedicato a loro?
Mi è capitato di infilare nei miei racconti la figura di un cane. Generalmente gli assegno un ruolo di una certa rilevanza. Ho un romanzo per ragazzi nel cassetto in cui i protagonisti sono un ragazzino e il suo cane. Un fantasy, in effetti. Sto aspettando il momento giusto per proporlo a qualche editore.
Come può il mondo dell’editoria avvicinare i ragazzi ai libri?
Bisognerebbe organizzare eventi con le scuole. Letture, seminari, incontri con gli autori. Tra i nostri progetti c’è proprio questo. Vorremmo riuscire a introdurre nelle scuole alcuni nostri titoli, in futuro, nel tentativo di incuriosire i ragazzi e avvicinarli non solo ai libri, ma ai generi che tratta Nero Cafè.
Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?
Direi discreto. Gestisco tutta la parte web di Nero Cafè e, anche se ho dei limiti in quanto sono autodidatta, mi piace imparare a utilizzare programmi e applicazioni. Non ho ancora un e-reader, ma credo che prima o poi questo lavoro richiederà che me ne compri uno. D’altronde gli e-book si stanno diffondendo a macchia d’olio – anche se non soppianteranno mai la carta stampata, i target sono diversi – e dovrò tenermi al passo coi tempi. Ma è una cosa che faccio volentieri e trovo stimolante.
Ultimamente è uscita la versione E-Book de I lupi della Bruma, di cui è possibile scaricare una versione gratuita, come mai questa scelta? E’ questa la via giusta per contrastare la crisi dell’editoria italiana?
I lupi della bruma è un libro che è stato anche un errore. Un errore pubblicarlo con un editore che mi chiese di riacquistare un numero di copie (che per fortuna riuscii a rivendere, non essendo molte). Oggi li chiamiamo EAP – Editoria A Pagamento. Sono il male dell’editoria. Di fatto, non sono editori, ma stampatori. Editore è colui che investe soldi su un libro perché crede nella storia e nell’autore e ritiene di poter ricavare guadagno dalla vendita di quel libro. Gli EAP no. Ricavano guadagno dai contributi degli autori che non solo coprono le spese di stampa ma permettono loro di incassare abbastanza da potersi poi permettere di ignorare il proprio libro, di non seguirlo nella promozione, di archiviarlo sulla pagina del proprio sito e dimenticarsene, salvo poi richiedere all’autore di riacquistare le copie invendute prima di mandarle al macero. Gli e-book non credo possano fare molto contro questo fenomeno. La vanità dell’autore esige che il proprio libro sia stampato. Però gli e-book possono contribuire a far arrivare un maggior numero di titoli a un maggior numero di gente, anche se questo non può garantire che saranno di qualità.
Stai lavorando ad una trilogia fantasy? Novità?
Al momento no. La trilogia fantasy è un gustoso progetto fermo al primo volume. Sto scrivendo un thriller e ho un horror in testa che intendo iniziare non appena avrò finito quello su cui sto lavorando. Però ho un fantasy/hard boiled finito a cui dare uno sbocco editoriale. Un progetto particolare. Credo che sorprenderà molte persone e farà parlare di sé, nel bene o nel male.
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Veronica Lisotti: Google +