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Gen Z, snobba i vertici: i segreti per far carriera nel mondo del lavoro li svela proprio lei

Gen Z
Gen Z e lavoro da dipendente – cartoonmag.it Depositphotos

Cosa sta succedendo alla generazione Z in ambito lavoro? Ecco tutto quello che sappiamo. 

La Generazione Z (o Centennials, Digitarians, Gen Z, iGen, Plurals, Post-Millennials, Zoomers) è la generazione delle persone nate tra i medio-tardi anni novanta del XX secolo e i primi anni duemiladieci. Tale generazione è stata preceduta dai Millennials, mentre la generazione successiva, che comprende i nati dal 2012 in poi, è stata chiamata Generazione Alpha.

La generazione Z è la prima generazione che si è sviluppata godendo dell’accesso a Internet proprio dall’infanzia. I membri di questa generazione sono considerati avanti nell’utilizzo della tecnologia e dei social in generale. Sono stati considerati nativi digitali.

Il nome Generazione Z è stato usato perché segue in ordine alfabetico le lettere X e Y, usate rispettivamente per definire la Generazione X e la Generazione Y.

Secondo Anthony Turner questa generazione ha un “legame digitale con la rete”, e questo rapporto può aiutare a sfuggire le delusioni emozionali e mentali che incontreranno nella vita offline. Secondo un’indagine della società di consulenza Sparks and Honey nel 2014, il 41% degli adolescenti spendeva più di tre ore al giorno al PC per scopi non inerenti all’educazione scolastica, rispetto al 22% nel 2004.

La generazione Z e il lavoro

Ma che cosa vuole la Gen Z dal lavoro? Sicuramente meno stress e orari più consoni e compatibili con la vita privata. Sicuramente anche un’atmosfera più serena sul luogo di lavoro.

Nativi digitali e lavoro - cartoonmag.it Depositphotos
Nativi digitali e lavoro dipendente – cartoonmag.it Depositphotos

Un sondaggio ha rivelato che per molti giovani dipendenti il colloquio di lavoro viene visto «come un appuntamento romantico» mentre un altro studio ha rivelato che i membri di questa generazione chiedono consigli professionali all’intelligenza artificiale di ChatGPT piuttosto che ai loro capi. «La soddisfazione e la lealtà dei dipendenti sono legate al supporto e agli investimenti che le aziende offrono loro. Anche uno stipendio competitivo non può superare questo ostacolo», ha spiegato Mira Greenland, chief revenue officer di INTOO, una società di sviluppo della carriera.

«Deve essere una cultura incentrata sui lavoratori in cui i loro devono sentire di essere supportati. Devono sapere che c’è spazio per crescere e imparare», ha spiegato Stacie Haller. Poi Amanda Haddaway, amministratore delegato di HR Answerbox, ha detto che «l’IA non può affrontare le sfumature del comportamento umano. Ciò è da tenere bene in mente». Insomma come sempre l’Ai può arrivare fino a d un certo punto.